Tu sei qui: LibriCetara, 23 agosto Graziella Anastasio presenta il suo libro sui dialetti da Salerno alla Costa d’Amalfi tra quotidianità e teatro
Inserito da (PNo Editorial Board), lunedì 22 agosto 2022 09:24:49
Reduce dal premio MarediCosta 2022, il libro "Da Cae[di]taria a Venere Citarea" della professoressa Graziella Anastasio sarà presentato martedì 23 agosto a Cetara, nella piazzetta sotto la Torre (alle 20).
La pubblicazione, che analizza i dialetti da Salerno alla Costa d'Amalfi tra quotidianità e teatro, è stata voluta e finanziata dalla Pro Loco di Cetara nella persona del Presidente Cav. Antonio De Santis.
Dopo i saluti del sindaco Fortunato Della Monica, del presidente della Pro Loco, del consigliere delegato alla Cultura Cinzia Forcellino e del consigliere delegato al Turismo Luigi D'Elia, interverranno l'avvocato Costantino Montesanto, cultore di storia locale; il professor Guido Iorio, docente ordinario di storia medievale, la giornalista Mafalda Bruno, il professor Francesco Criscuolo, già preside del liceo "Marini-Gioia" di Amalfi. Modera il professor Dario Luca Mattia, Giornalista de "La Città".
Il libro si apre con una panoramica sul sistema linguistico italiano e sulla varietà dei dialetti che danno vita alla particolarissima e vastissima frammentazione linguistica del Bel Paese, già attestata da Dante nel De Vulgari eloquentia nei primissimi anni del Trecento.
Argomento centrale è la varietà del dialetto parlato a Cetara, di matrice napoletana, con evidenti differenze dal parlato del resto della costiera, soffermandosi, in particolare, su Maiori, Minori e Tramonti.
Il titolo ripercorre due dei toponimi scelti dall'autrice, contro il più diffuso e popolare Cetaria grosso cetaceo. Ce(di)taria, infatti significherebbe pertinenza della caedita, luogo disboscato di interesse fondiario mentre Venere Citarea, più fantasioso e poetico, rimanderebbe alla fecondità delle acque per cui è noto il paese. Altro toponimo significativo è sicuramente l'arabo Jetaràs, accampamento.
Infatti Cetara, isolata dal resto della Costiera, fu Ribat saraceno a partire dalla prima metà del IX secolo. Molte le testimonianze storiche in tal senso. Tratto tangibile dell'insediamento arabo permane ancora oggi nella parlata locale dove si sentono ancora molti arabismi, poi italianizzati, come arrassà, carràfa, fùnneco, mammòne, suricigno, coffa, sciaveca, passando per i termini appartenenti soprattutto al gergo marinaresco esclusivamente cetaresi come cantàro, Casbàna, caparràis, jalera, majazzeno.
Il libro propone anche molte curiosità e tradizioni del posto come la festa patronale, i proverbi, i soprannomi e le superstizioni popolari.
Interessante è la digressione letteraria del dialetto salernitano nell'opera seicentesca di Vincenzo Braca. L'autore propone in modo carnevalesco le divergenze tra salernitani e cavesi nelle Farse Cavaiole, in cui i cavesi vengono dipinti con tratti caricaturali.
Il libro si chiude con l'interessante appendice dell'Avvocato Costantino Montesanto, storico locale, in cui ripercorre le tracce arabe nel dialetto di un paese di chiara fondazione saracena.
Alla fine della presentazione sarà donata una copia del libro ai soli presenti.
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