Flusso di CoscienzaQuando le parole sono importanti: "Maledetta Pandemia"

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Quando le parole sono importanti: "Maledetta Pandemia"

L'origine della parola e la sua evoluzione in questo interessante scritto dell'Avvocato Montesanto

Inserito da (Admin), martedì 8 febbraio 2022 14:50:56

di Costantino Montesanto, Avvocato

Nel vocabolario greco-italiano di Lorenzo Rocci (edizione 1962), il sostantivo di "pandemìa-as" è tradotto in "tutto il popolo"; dunque, popolo e basta, senza alcun virus addosso! Nella edizione del 1955 del vocabolario italiano Zingarelli non v'è traccia di "pandemìa"; vi si trova solo l'aggettivo "pandèmio" ("appartenente a tutto il popolo", "di uso pubblico"), attribuito dagli antichi greci alle donne di facili costumi, disposte a darsi a tutti; la loro dea protettrice era "Venere pandèmia" e il loro luogo d'incontri era la "casa pandèmia", che non era la "casa comunale" o una "casa popolare", bensì il casino, il bordello.

Contiguo per etimo e significato era ed è il sostantivo "pandemonio": disordine, confusione, gran casino. Se nel greco classico e nell'italiano otto-novecentesco questo e non altro era il senso dell'accoppiamento di "pan" e "dèmos", c'è da chiedersi donde sia venuta fuori l'attribuzione a "pandemìa" del significato di morbo letale a diffusione planetaria, dal quale ci si protegge con le mascherine anziché coi profilattici.

Facciamo un passo indietro. Per indicare morbi che colpivamo nello stesso tempo e per una durata più o meno lunga vaste aree territoriali, si usava e si usa ancora la parola "epidemia", ricavata dai vocaboli greci "epi" (sopra) e "dèmos" (popolo), ad indicare una minaccia incombente dall'alto (dal cielo) sul capo delle popolazioni. Se così fosse, non sarebbe poi cosi bizzarra l'idea del manzoniano don Ferrante di attribuire la peste a malvagie congiunzioni astrali.

Ma nel Rocci del vocabolo "epidemia", in questo o in altro senso, non esiste traccia. Si intuisce, allora, che la medicina (come in certa misura anche altre scienze), per nobilitare e rendere misteriosi i saperi alle orecchie dei profani, ha raccolto, manipolato ed assemblato "a tavolino" vocaboli o frammenti di vocaboli di vaga rimembranza greco-classica, a prescindere da qualsiasi seria analisi filologica. E così, quando l'"epidemia", entrata nel linguaggio popolare, ha perso quella particolare forza suggestiva che le derivava dall'etimo classico, si è rincarata la dose, mettendo in campo la più oscura e terrificante "pandemia".

Ma poiché il semplice accostamento di "pan" e "dèmos" non basta a comprimere e cancellare il senso che l'uso degli uomini vi impresse nei secoli, ecco riemergere quasi miracolosamente ("nomina sunt omina"), la forza confusionaria e rimescolatrice del vecchio aggettivo "pandèmio" e della sua variazione sostantivizzata in "pandemonio": insomma, un gran casino, nel quale vediamo ogni giorno svanire, ridimensionarsi, mescolarsi o modificarsi ogni matematica certezza - scientifica e operativa - delle "cabine di regia" e dei diktat governativi.

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